RifLeggendo

L'autore racconta cosa c'è nel suo cuore e nella sua memoria, l'editore vende il racconto nel modo che gli sembra più adatto a quella storia o a quel pubblico, il lettore percepisce la storia secondo ciò che ha nel cuore e nella memoria. A volte lettore - editore - autore si incontrano per parlare del libro che non appartiene più a nessuno ma ha una vita sua. Mille riflessioni possono nascere dalla stessa lettura, uguali e contrastanti per questo le chiamo RifLetture che sono altro dalle recensioni. Chi recensisce giudica, io non sono all'altezza di giudicare ma sicuramente posso riflettere nelle letture: RifLeggendo condivido qui.

sabato 3 maggio 2014

Uno sconosciuto nella pioggia di Silvia Corridoni

È sempre stato così, gli sconosciuti mi incuriosiscono.

Persone mai viste e mai conosciute prima, le guardo e penso a quale potrebbe essere la loro storia, il loro vissuto, cosa fanno, che colore preferiscono, cosa amano e cosa odiano, come sarà il loro cuscino da notte, come apparecchiano la tavola quando mangiano soli, e quando mangiano in compagnia, ma in compagnia di chi?
Mille domande e un personaggio prende forma dal niente.
Ma un personaggio è come una persona non esiste senza un contorno e così nasce una storia. Quante storie ho fatto nascere in un momento, in questo modo. Qualcuna è volata via. Qualcuna l'ho annotata e chiusa in un cassetto. Qualcuna ronza ancora nella mia testa in attesa di una locazione.

Non sono un'accademica anzi, il mio italiano è pessimo. Traduco ma non sono la migliore, anzi trovare un buon cliente (veramente buono e che paghi tutto onestamente è davvero difficile in questo settore) ma traduco e me la cavo. La mia fantasia però, quella si che vola bene!
La fantasia è per me madre di una società funzionale piena di individualisti che collaborano al bene della collettività. Purtroppo poi, la vita va di fretta, sembra che se non fai tutto e presto sei peggiore. Non sei all'altezza. Ti emarginano se non sei amante della palestra. Ti usano come capro espiatore se non sei uguale agli altri, tanto per dimostrare che loro sono i migliori. I migliori rispetto a che poi?

Le abitudini uccidono la relazione e così quello che potrebbe essere un caffè di piacere con un amico, diventa un'abitudine alla quale se manchi, sei fuori dal giro. Sei diverso. Desideri cose diverse. Ami cose diverse ... Essere te stesso è quasi diventata una malattia. Forse è la malattia del secolo!
Secondo me troppi caffè fanno male e ritengo che 1,00 euro per un caffè sia tantissimo, quindi, se vado al bar a prendere il caffè con un amico, ci vado con calma, con piacere, mi voglio sedere, voglio parlare con l'amico, voglio sentire che sapore ha il caffè che bevo (in questo Giulia è la migliore persona con la quale andare la mattina al bar e apprezzare il fatto di avere questa possibilità) ... no, perché casomai non vi foste accorti, ogni caffè ha un retrogusto diverso.
Il caffè piace amaro e piace dolce, piace bollente e piace freddo, macchiato, allungato, corretto, lungo, corto ... tutti (o quasi) amiamo prendere il caffè (o altro) al bar con un amico ma ognuno lo prende in modo diverso, ci vuole tempo, calma, apertura e accettazione per vedere il diverso. Ogni miscela ha un gusto diverso. Ogni miscela ha una storia. Ogni miscela ha una tradizione, un diverso rapporto con il sole e con il mare e con il vento ... . Eppure: il paradosso. La cosa sconvolgente della vita sta proprio nel diverso, nel fatto che a voler osservare, ascoltare, comprendere, accettare il diverso, scopriamo sempre un pezzetto di noi stessi. Allora perché farlo scappare? Forse non vogliamo sapere niente di noi stessi?

Non dimentichiamo che il tempo e lo spazio sono la stessa cosa e non esiste l'uno senza l'altro. Se vai veloce nel tempo attraversi velocemente lo spazio ed è come se invece di mangiare, ingurgiti. Non distingui i sapori, gli odori, i colori, i pensieri, le idee ... .
Uno sconosciuto per me è un diverso da me. Uno che vive in un'altra dimensione spazio temporale. Si perché va bene l'orologio ma poi, se ci fate caso, ognuno ha un rapporto con il tempo (la fretta, la calma) diverso e quindi anche con lo spazio.
Partendo dal principio nel quale io credo che tutti siamo diversi anche se sembriamo uguali e che tutti tendiamo, in modo diverso, alla vita; intendendo la Vita come una forza di creazione, attrazione e poi ad un certo punto di caduta; quando guardo uno sconosciuto io guardo un diverso.

Se dovessi per strada incontrare qualcuno del tutto identico a me, mi metterei paura. Qualche amico (scontato e superficiale) penserà subito d'istinto: e ci credo sai che palle incontrare un'altra come te! Ma lo spavento mio verrebbe dal fatto che perdo la mia unicità, che qualcuno possa avere i miei stessi identici, pensieri nello stesso attimo ... brrr ... mi verrebbe da dire "ridammi la mia vita e fatti i fattacci tuoi". Ma uno sconosciuto? Quante cose ci può insegnare?

Uno sconosciuto nella pioggia perché il giorno in cui ho visto questa persona scendere di corsa le scale e nonostante la fretta ha rallentato per guardarmi e sorridermi, pioveva.
Semplicemente pioveva.

Uno sconosciuto nella pioggia

Come un soffio improvviso
han penetrato lo sguardo tuo
gli occhi miei, imbarazzati.

Uno sguardo fuggente - chi sei? -
volato via in dieci note
e più tornato - ma dove? -

Un sorriso vivo, tanto
da sembrare la scia
di una stella frizzante.

Scivolato su di me
silenzioso - brivido leggero -
sulla mia pelle, curioso.

Nelle onde del mare
incontrerò un giorno
l'allegro volto tuo.

Nel calore della sabbia
palperanno i piedi miei,
il mistero degli occhi tuoi.

Sotto la gelida neve
i pensieri tuoi timidi,
bagneranno le mie labbra salate.

Un regalo dal mio libro di poesie. A qualcuno piace, a qualcuno no ma parla di me ... c'è sempre un contorno e spesso non è quello che si giudica ma quello che si accetta.

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