RifLeggendo

L'autore racconta cosa c'è nel suo cuore e nella sua memoria, l'editore vende il racconto nel modo che gli sembra più adatto a quella storia o a quel pubblico, il lettore percepisce la storia secondo ciò che ha nel cuore e nella memoria. A volte lettore - editore - autore si incontrano per parlare del libro che non appartiene più a nessuno ma ha una vita sua. Mille riflessioni possono nascere dalla stessa lettura, uguali e contrastanti per questo le chiamo RifLetture che sono altro dalle recensioni. Chi recensisce giudica, io non sono all'altezza di giudicare ma sicuramente posso riflettere nelle letture: RifLeggendo condivido qui.

giovedì 3 aprile 2014

La voce degli uomini freddi di Mauro Corona

Confesso di non aver letto La voce degli uomini freddi (ancora) ma, per passione contagiata da mio marito, ho conosciuto e seguo Mauro Corona e ciò che la sua vita rappresenta secondo me. Lui è di Erto ed è sopravvissuto al disastro (alla strage?) del Vajont. È facile dire è sopravvissuto al disastro del Vajont. Mi permetto di immaginare (ma spero di non saperlo mai davvero) che sopravvivere ad una strage significhi anche sopravvivere al freddo, al silenzio, al consumismo, ad una rabbia sfrenata che potrebbero portarti nell'abbisso e farti morire comunque ... e a molto altro! Tanti si sono arricchiti con la storia del Vajont e forse uno o due hanno pagato (parlo di responsabili).
Mauro Corona si è arricchito con la storia del Vajont? È una frase che ho sentito dire un paio di volte e mi si è ghiacciato il sangue. Come fa uno ad arricchirsi quando la vita gli viene strappata via?
Nel mio piccolo ho vissuto una rabbia simile. Quando mio fratello è morto io ho ereditato la sua casa ed il mutuo si è estinto, molti mi hanno detto "va be' però la tua vita è migliorata, ora la tua condizione sociale è un'altra!" lascio a voi immaginare la mia rabbia verso tutti quelle persone imbalsamate e laccate dalle mode che non sanno di che parlano (ma spero non dobbiate mai conoscerla veramente).
Mauro Corona rappresenta per me un povero diavolo che, scaldandosi qualche volta con un po' di liquore (e spero per lui con qualche corpo umano),  si è attaccato mani e piedi nudi alle pareti fredde, rocciose, aguzze e impervie delle dolomiti ed è arrivato molto più in alto di chi, ricco e famoso, arriva sulle vette o in alta quota in elicottero. Sarà per questo che si tende a lasciare fuori dalla casta chi nasce povero? Per questo senso di miseria che il povero restituisce allo sfruttatore dalle unghie laccate e i capelli riportati? L'idea che anche i miserabili sono uomini fa tremare.
È per questo che cerchiamo tutti di sembrare bravi, belli e laccati? È così che sono stati laccati i valori della vita?
Chiedo scusa se sono un po' pesante ma sono piccola e insignificante e non do sicuramente fastidio a nessuno. Già una volta ho sostenuto (certo a modo mio ed è molto poco - ma ognuno fa quello che può) Mauro Corona con il libro Vajont: quelli del dopo e mi sento di farlo ancora e lo farò ancora, e leggerò il suo libro.

Nell'articolo dell'ANSA, che riporto di seguito, leggiamo di Mauro Corona:
  "La mia scalata - ha aggiunto - è stata una scalata al contrario e per me, questo premio dedicato a Mario, è il riscatto da una vita scellerata. Quando questa notte tornerò a casa e mi guarderò allo specchio, mi dirò che forse ce l'ho fatta a uscire dall'inferno".
Buona scalata a tutti e buon riposo a Mauro Corona.
Premio Rigoni Stern per Mauro Corona (articolo su ansa.it)

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