Vi riporto il sonetto di Michelangelo che mi ha aperto questo mondo.
Lui scrive di se stesso mentre dipinge la Cappella Sistina: una fotografia!
Certo un corpo umano lo devi saper raccontare in ogni forma per poter essere tanto bravo (quanto scorbutico pare, ma questa è un'altra storia. In fondo, a modo suo, anche lui ha amato).
La barba al cielo, e la memoria sentoChiedo scusa per la mia interpretazione ma non ho proprio nessuna competenza ed è tutto frutto della mia fantasia visiva:
in sullo scrigno, e 'l petto fo d'arpia,
e 'l pennel sopra 'l viso tuttavia
mel fa, gocciando, un ricco pavimento.
Immagino lui, sdraiato sui soppalchi nella Cappella Sistina. A guardare in alto, il soffitto sul suo naso, dipingere Dio senza vedere il cielo, al buio o con poca luce (questo è quello che immagino io leggendo il suo sonetto).
Michelangelo si descrive, si fotografa:
la barba al cielo - faccia in su.
la memoria sento in sullo scrigno - la testa poggiata sullo scaffale dell'impalcatura
e 'l petto fo da arpia - il petto è quasi un gancio che lo tiene legato al soffitto.
e 'l pennel sopra 'l viso - il pennello sopra il viso
tuttavia
mel fa, gocciando, un ricco pavimento. - tuttavia mi disegna un ricco pavimento sul viso sgocciolando.
Una fotografia di se stesso ascoltando il suo corpo, senza guardarsi allo specchio.
Lo trovo divino ... a proposito di Cappella Sistina. Buona lettura!
I' ho già fatto un gozzo in questo stento,
come fa l'acqua a' gatti in Lombardia
o ver d'altro paese che si sia,
c'a forza el ventre appicca sotto 'l mento.
La barba al cielo, e la memoria sento
in sullo scrigno, e 'l petto fo d'arpia,
e 'l pennel sopra 'l viso tuttavia
mel fa, gocciando, un ricco pavimento.
E' lombi entrati mi son nella peccia,
e fo del cul per contrapeso groppa,
e' passi senza gli occhi nuovo invano.
Dinanzi mi s'allunga la corteccia,
e per piegarsi addietro si ragroppa,
e tendomi com'arco soriano.
Però fallace e strano
surge il iudizio che la mente porta,
ché mal si tra' per cerbottana torta.
La mia pittura morta
difendi 'orma, Giovanni, e'l mio onore,
non sendo in loco bon, né io pittore.
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