RifLeggendo

L'autore racconta cosa c'è nel suo cuore e nella sua memoria, l'editore vende il racconto nel modo che gli sembra più adatto a quella storia o a quel pubblico, il lettore percepisce la storia secondo ciò che ha nel cuore e nella memoria. A volte lettore - editore - autore si incontrano per parlare del libro che non appartiene più a nessuno ma ha una vita sua. Mille riflessioni possono nascere dalla stessa lettura, uguali e contrastanti per questo le chiamo RifLetture che sono altro dalle recensioni. Chi recensisce giudica, io non sono all'altezza di giudicare ma sicuramente posso riflettere nelle letture: RifLeggendo condivido qui.

martedì 10 dicembre 2013

Pedazos de tempo di Arturo Ruiz-Sánchez

"Al llegar a este país  sentí de pronto esa crisis existencial que rodea a la mayoría de inmigrantes, llegué a tener entre cuatro o cinco cajas llenas de papeles con narrativa y poesía"
[Traduzione]
"Quando arrivai in questo paese subito avvertii questa crisi esistenziale che ruota intorno alla maggior parte degli immigranti, arrivai a mettere insieme fino a quattro o cinque casse piene di scartoffie con narrativa e poesia" 
Così ci racconta Arturo Ruiz-Sánchez. In queste poche parole possiamo subito mettere insieme la sua vita e il suo legame con la scrittura. La sua vita da scrittore inizia quando ancora vive in Perù. Molto piccolo. La passione vera e propria nasce nel New Jersey, in Nord America con pubblicazioni di racconti brevi e piccoli poemi. La realizzazione del suo primo libro dedicato all'amore e al disamore ha coinciso con la nascita del gruppo culturale 'Amigos sin Fronteras', era il 2008 ed entrambi i lavori incontrarono il successo del pubblico.  Scrive poi un libro che, ci spiega lui stesso:
"en este libro recorro mi infancia, allá, por aquellos años de la década del setenta"
[Traduzione]
"in questo libro ripercorro la mia infanzia, là, intorno al periodo degli anni settanta"
Poi scrive "La selva privada" ispirata a miti e leggende del Perù selvaggio. Questo libro a sua volta ha ispirato altri scrittori, peruviani e non. In questo post vi presento "Pedazos de Tiempo", sempre autobiografico, parla della sua vita urbana, di Manhattan e di come la gente corre, corre, corre per fare soldi e dimentica di vivere. Ci dice l'autore:
"Creo que hay gente que existe y no vive, muchos llegan a este país con solamente el ansia de hacer dinero"
[Traduzione]
"Ho la sensazione che molta gente esiste ma non vive, sono molti quelli che vengono in questo paese unicamente con l'ansia di fare soldi."
"Pedazos de Tiempo" che io tradurrei in italiano con "Squarci di vita" perché in fondo quello che lui fa in questo libro è un reportage romanzato che parla di un piccolo mondo: il suo mondo a Manhattan. Ma sappiamo bene che, così come l'ontogenesi rispecchia la filogenesi, il microcosmo rispecchia il macrocosmo e dunque Arturo Ruiz-Sánchez ci racconta la sua vita e la vita di molti. Almeno questa è la mia interpretazione del libro. Ma potremmo anche chiamarlo stralci di vita o, per citare Paola Tinchitella: avanzi di tempo.

L'autore scrive con il desiderio di parlare di sé, di far parlare di sé. In fondo a me sembra che storicamente siamo a un punto in cui tutti ormai vorrebbero parlare di sé ed essere ascoltati e pochi sono, invece, coloro che hanno tempo di ascoltare. Perché si tratta proprio di questo, vite frenetiche che corrono più veloci del tempo (forse per questo l'autore intitola il libro "squarci di tempo"? Sarò ben felice di sentire i vostri commenti su questo libro, squarci di vita o squarci di tempo?), vite frenetiche ma pur sempre umane e da qualche parte l'umano represso grida vendetta e cerca, cerca, cerca ... ma non c'è tempo, è tutto molto veloce e non si ha tempo di fermarsi a riflettere, a gustare, a capire, a guardare ...

L'autore cerca di raccontare al mondo se stesso e ... tutta una generazione e una categoria di persone. Si, perché ognuno di noi, volente o no, appartiene a una categoria e a una generazione di persone. Anche coloro che si rifiutano di essere etichettati, appartengono ai non etichettati. Dico questo perché oltre ad ammirare il coraggio di chi parla apertamente di se stesso, ne decanto l'importanza perché parlando di se stesso parla di una categoria di persone che sicuramente hanno qualcosa da dire, che sicuramente possono prendere spunto dalla sua vita, da un romanzo per capire la propria vita e/o per modificarla in parte. Sicuramente chi legge questo libro ed è lontano da questa realtà può almeno immaginarsi uno squarcio di vita altrui e chissà che piano piano, abbassando il tiro delle etichette si abbassi la distanza tra le etnie, tra le razze, del razzismo e della tolleranza. Anche il razzismo ha i suoi perché: Tanti poveri sottopagati fanno pochi ricchi, pochissimi ricchissimi (senso economico del razzismo).  Tutti quelli diversi da me devono essere considerati peggiori perché bisogna aspirare ad essere come me e quindi ad avere, il nostro gruppo, più privilegi (scegliete voi se chiamarlo senso politico o sociale del razzismo).  Tante persone normali che non guadagnano né prestigio né soldi sono razziste perché pensano di auto-etichettarsi ad una categoria di privilegiati senza rendersi conto che i privilegi sono per pochi (altrimenti non sono privilegi) e quindi diventano razzisti (senso culturale del razzismo), ed è qui che leggere libri, soprattutto se raccontano storie diverse dalla nostra, ci aiuta ad alzare il nostro livello culturale e a non farci fregare dal ricco, almeno nel pensiero.
Questa è la grande, grandissima, importanza della diffusione della cultura ... ma è anche lo stesso motivo per cui è meglio non diffonderla. La tua ignoranza fa di me (ipotetica persona non ignorante) una persona/categoria migliore. Ma il valore della persona dipende da quanto sono stupidi gli altri o dai valori intrinseci di questa persona a prescindere dagli altri? Tu sei per la diffusione o meno della cultura? Non a caso se qualche ricco deve dare un'immagine buonista (populista) di se stesso offre soldi o eventi culturali ... forse perché sono entrambi davvero importanti?
Un libro che parla di una categoria di persone considerata scomoda, aiuta anche a far emergere le reali problematiche, possibili soluzioni e perché no i lati positivi del diverso.
Sono ben felice quindi di aver parlato del libro di Arturo Ruiz-Sánchez che in italiano preferite chiamare Squarci di tempo o di vita? Leggete il libro e fatemi sapere.



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