RifLeggendo

L'autore racconta cosa c'è nel suo cuore e nella sua memoria, l'editore vende il racconto nel modo che gli sembra più adatto a quella storia o a quel pubblico, il lettore percepisce la storia secondo ciò che ha nel cuore e nella memoria. A volte lettore - editore - autore si incontrano per parlare del libro che non appartiene più a nessuno ma ha una vita sua. Mille riflessioni possono nascere dalla stessa lettura, uguali e contrastanti per questo le chiamo RifLetture che sono altro dalle recensioni. Chi recensisce giudica, io non sono all'altezza di giudicare ma sicuramente posso riflettere nelle letture: RifLeggendo condivido qui.

lunedì 19 settembre 2022

Bulli si diventa non si nasce

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Cari amici,

Scrivo di bullismo perché ne ho subito tanto. 
Non voglio qui scrivere le mie memorie di bullizzata, a pochi importa la mia storia. In questo posto voglio riflettere. 
Vittima di bullismo? Direi di no, so difendermi. 
Una domanda però ce l'ho: qual è la ragione di vita dell'esser bullo? Vorrei fosse un bullo a raccontarmelo ma, sappiamo bene, nessuno dirà mai di esserlo.

Nella mia fantasia la distruttività del bullo non è semplicemente una pulsione aggressiva e incontrollabile.
La violenza del bullo, a mio avviso, nasce da una fonte di energia che non è stata canalizzata, da un'agitazione che non è stata ascoltata, accolta e aiutata a trovare la giusta direzione. Un'energia che avrebbe potuto esser accolta e guidata verso un interesse positivo come la musica, il teatro, la lettura, lo studio, le passeggiate in montagna, il gioco del ping pong e invece no, è un'agitazione che non ha trovato una via migliore di quella della rabbia, dell'odio, del capriccio, della violenza. Più quest'agitazione è stata allontanata, giudicata, punita, maledetta e più il bullo sarà aggressivo verso gli altri.

Olweus a suo tempo, rappresentò il bullo come un bambino che incutendo paura riscuote popolarità e quindi accresce questa sua caratteristica per acquisire maggiore popolarità, fino a diventare aggressivo, ostile, oppositivo, con bassa tolleranza alla frustrazione e al rispetto delle regole. I bulli manifestano desiderio di dominare, impulsività, mancanza di empatia e incapacità di stabilire relazioni positive.
Troviamo il bullo leader, il bullo da bassa autostima e il bullo passivo.

Anche le vittime vengono descritte. Sembrano bambini, e poi persone adulte, caratterizzati da ansia, 
insicurezza e sensibilità ... ah, la sensibilità. Quante volte avrete sentito dire di un bambino che è troppo sensibile. Che follia! Là dove c'è un bambino troppo sensibile, di solito ce n'è uno particolarmente aggressivo. Le vittime costruiscono una percezione negativa di sé e spesso hanno una bassa autostima. La vittima può essere troppo sensibile, provocatrice, con lieve ritardo o troppo intelligente. Caratteristiche fondamentali per subire l'attacco di un bullo, prede facile che oltretutto rifiutano la violenza in qualsiasi forma. Alcuni la chiamano semplicemente "scuola di vita". 
Peccato ridurre gli insegnamenti della vita alla quantità di schiaffi che riesci a dare! 
Che pochezza di intelligenza.

Come sempre la colpa è di mamma.
Qualche volta mi sono sentita dire che la mia gioia e il mio amore per i miei figli è solo una forte protezione che gli impedisce di crescere, che tristi le persone che non sanno amare. 
Vittime sono quei bambini che dalla madre non vengono schiaffeggiati e puniti ma anzi abbracciati e spronati al dialogo. Mio figlio aveva tre mesi e stava in ospedale, il ticchettio dell'apparecchio al quale era legato per controllare i bronchi era la sua unica distrazione. Io lo allattavo, prendeva solo il mio latte e fu proprio una pediatra a dirmi che lo allattavo troppo, che sbagliavo, che lo avrei rovinato. Ancora mi chiedo questa pediatra dove abbia studiato. Vi immaginate un quotidiano che riporta un fatto di cronaca dal titolo: Figlio incapace a causa del latte materno?

Bulli e vittime dunque sembrano entrambi marciare sulla stessa piattaforma di disadattamento sociale. Il bullo è completamente incapace di accorgersi della sofferenza della vittima, si accorge solo della sua popolarità accresciuta. La vittima passa il suo tempo a mostrare la sua insofferenza verso la violenza la sua incapacità a difendersi.
La vittima è il bambino troppo amato, il bullo è il figlio cresciuto in uno stile educativo tendente all'indifferenza e al poco coinvolgimento emotivo.

Dal bullismo in età precoce a scuola si passa facilmente al nonnismo nelle caserme e al mobing sui posti di lavoro. Il tutto ovviamente circondato da quelli che io chiamo i guardoni. I guardoni per me sono quelli che disprezzano a parole i bulli ma quando vedono una vittima tendono a farsi i fatti loro e a girarsi dall'altra parte e anzi, se possono, poi ci mettono anche un pizzico di giudizio negativo verso la vittima. 

In questi ultimi anni il bullismo sembra esser diventato un gioco alternativo al nascondino, un gioco in cui non si deve pensare ma solo sfogare una certa agitazione interna, poi ci si rilassa. Potrei andare avanti per pagine intere a parlare di cosa è il bullismo e di tutte le teorie che ne sono emerse. Per fortuna il bullismo è stato studiato da tante persone, ma al di là delle teorie sappiamo tutti che è ancora un fenomeno molto forte.

La cosa su cui vorrei riflettere è il fatto che tanto si parla di chi è il bullo e chi è la vittima ma poco sento parlare di interventi veri e proprio contro il bullismo. Al di là dello stile educativo il bullismo può e deve comunque essere fermato da adulti responsabili, da un'istituzione presente e vigile, da un'educazione al rispetto e all'interesse per la vita in ogni sua forma. Certo, è difficile che un adulto cresciuto a suon di schiaffi e punizioni percepisca tali gesti come violenza, però è giunta l'ora della lotta al bullismo. La lotta al bullismo non deve esser confusa con la pietà verso tutti e quindi accogliamo tutti gli immigrati senza leggi e regolarità, accogliamo tutti i condannati senza che possano espiare le loro colpe ecc.

Quello che mi aspetterei è un dialogo aperto tra adulti e ragazzi. Un dialogo in cui si parla di violenza, si ascoltano i ragazzi per comprendere il loro punto di vista e per aiutarli a comprendere quanto è importante la non-violenza. Mi aspetterei un'istruzione centrata sulla crescita del cittadino responsabile e non sul cittadino sapientino. Mi aspetterei una società incentrata sull'accoglienza dei ragazzi, sulla capacità di insegnare le regole senza bisogno di punire. Brutti voti, compiti di punizione, punizioni di massa, vacanze piene di compiti per non riposare mai, come se un argomento spiegato bene venisse dimenticato nei tre mesi estivi in cui non si fanno compiti. 
Ultimamente mi è capitato di sentire di una professoressa che ha stabilito delle regole: andare a scuola prepara i ragazzi anche al mondo del lavoro e quindi è giusto che arrivino sempre con il lavoro svolto. Per imparare questa responsabilità sappiate che la 4^ volta che venite a scuola senza compiti o materiale, avrete un brutto voto sul registro che farà media. 
Ecco questa per me è una regola chiara, che insegna l'autogestione emotiva, la responsabilità e ispira la voglia di stare in modo corretto nel sistema. Ma a volte ancora sento professori mettere note cumulative, chiedere ai genitori di dire ai figli di non ridere (dopo la chiusura covid??). 
Le regole devono essere chiare, ogni azione di violenza verrà punita. Ogni azione di oltraggio verrà punita. Si spiega bene quali sono queste azioni e quali sono le punizioni sin dai primi giorni di scuola e poi a ciascuno la sua responsabilità. Sembra però che queste siano dinamiche da psicologo e non da professore.

Sarei ben felice di poter organizzare gruppi di counselling anti-bullismo per le scuole in difficoltà, per gli alunni e per i gruppi di genitori. A vostra disposizione.


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